Ecco un interessante estratto dagli Atti della Provincia: si tratta del primissimo discorso del Governatore Avv. Depretis nella prima seduta straordinaria del Consiglio Provinciale di Brescia, il 23 febbraio 1860. Credo che leggerlo possa aiutare ad capire meglio il clima di quegli anni e a riflettere… se non altro sul fatto che in tutti questi mesi non sono riuscito a fare di meglio che scopiazzare un discorsetto retorico, diranno i più ingiusti. Io lo trovo in ogni caso molto interessante.

Straordinaria Seduta del Consiglio Provinciale di Brescia, 23 febbraio 1860.

Sono lieto di chiamarvi quest’oggi a compiere il primo atto della rappresentanza Provinciale, alla elezione della vostra Deputazione: atto al quale darete in breve ora compimento, ma che voi sapete essere della maggiore importanza.
Alla Deputazione Provinciale che sarà da voi nominata, spettano due principai uffici. Ad essa è affidata quella suprema tutela sui Comuni, che non è una limitazione delle pubbliche libertà, ma un secondo giudizio, una sanzione sugli atti più solenni e più importanti della vita comunale che possono vincolare la libertà d’azione del corpo elettorale nel quale sta la pienezza dei poteri popolari, giudizio tanto più innocuo e sicuro in quanto vien pronunciato da chi tiene la sua autorità dagli elettori dell’intiera Provincia.
Temperata e diretta da questo salutare controllo la libertà comunale, fondamento d’ogni altra, mentre non può mutar natura e trascendere i suoi naturali confini, lascia all’attività dei cittadini un campo vasto, quasi indefinito, dove ognuno può acquistare e diffondere colla esperienza propria, ch’è la migliore, la capacità e la pratica di bene amministrare gli interessi comunali che tanto strettamente si collegano con gli interessi generali dello Stato.

[…]

Signori Consiglieri,

Amatore sincero della patria, io mi vidi oggi chiamato all’alto onore di salutare nelle persone de’ suoi rappresentanti questa provincia di Brescia, il cui nome suona dappertutto come simbolo immacolato di devozione alla causa Nazionale: vecchio amico della libertà a me toccò quest’oggi la rara fortuna di aprire le porte degli ordini liberi a cittadini che per tante prove se ne resero degni. Qual ventura migliore, o Signori, di quella che mi venne dalla fiducia del Re, di potervi annunziare che da questo giorno voi potrete discutere liberamente sugli interessi del paese, il quale vi ha visti nascere, voi potrete provvedere a’ suoi bisogni, promuoverne la prosperità, alleviarne in parte i dolori. Qual ventura maggiore, o Signori, di quella di potervi dire: Rappresentanti della provincia di Brescia, da questo giorno voi potrete adoperarvi nel vostro nobile ufficio onde fare migliori le sorti dei vostri concittadini, di coloro che vi hanno onorato della loro confidenza. Il vostro lavoro sarà fatto in loro cospetto: cessa ogni segreto ed è rimosso ogni velo alle opere vostre e, voi, alla testimonianza della vostra coscienza, aggiungerete la testimonianza e la lode del vostro paese. Fra voi e sopra di voi non sta un’autorità gelosa e sospettosa, che piglia le sue ispirazioni dove non si parla la vostra lingua, dove non si dividono le vostre idee, non si sentono le vostre aspirazioni, non si rispettano le vostre memorie: bensì avrete fra voi chi si terrà onorato di amministrare con voi, chi si farà un dovere di erudirsi alla vostra esperienza e di illuminarsi ai vostri consigli, chi verrà ad assistere alle vostre discussioni come a fidate conferenze d’amici nelle quali è possibile esser divisi nella scelta de’ mezzi, impossibile il non essere uniti nella rettitudine delle intenzioni, e nell’amore di patria.
Queste cose, o Signori, io non ho potuto pensare e dire, voi lo vedete senza una qualche emozione, e non posso nascondervi che annovero fra i più avventurosi della mia vita questo giorno nel quale posso dirvi:

Signori Consiglieri,

In nome del Re dichiaro aperta la sessione straordinaria del Consiglio Provinciale.

DEPRETIS