Si sviluppa l'assalto decisivo a tutte le porte della città.
Il terzo corpo d'armata, di ritorno dalla vittoriosa guerra sul Ticino, si avvicina rapidamente a Brescia.
Gli imperiali penetrano progressivamente in città, combattendo, incendiando e saccheggiando casa per casa.
La resistenza si riduce verso le barricate più interne, con scontri accaniti ancora a piazzetta dell'Albera e alla contrada Bruttanome (attuale corso Magenta).
Il generale Nugent è ferito; morirà dopo la conclusione della rivolta.
I responsabili del Municipio decidono di inviare una delegazione guidata da padre Maurizio Malvestiti per trattare la resa con Haynau, che promette solo: "... ai tranquilli abitanti non verrà fatto nulla di ostile."
La resa viene accettata, ma continuano combattimenti isolati in diverse zone della città.
Gli imperiali si abbandonano a violenze e crudeltà d'ogni genere. Si moltiplicano gli incendi, i saccheggi, gli stupri, le le catture indiscriminate. Si eseguono fucilazioni immediate e arbitrarie.
Nella notte l'avanguardia dei patrioti, condotta dal bergamasco Camozzi in soccorso di Brescia, viene sorpresa e decimata alle porte della città.