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gent! Poco appresso anche la truppa retrocesse verso S.Eufemia a corsa sfrenata ed in grande confusione.... Si seppe poi che la barricata della Bruttanome aveva opposto una resistenza accanita, e che un altro graduato, il tenente colonnello Favancourt succeduto al Nugent nel comando, era caduto fulminato da una palla bresciana.

Veduta la fuga del nemico, pensai di ritornare a mio padre ed allo Speri. Ma dove potevano essere adesso? Dopo aver vagato un po' dalle parti di S. Clemente e di S. Maria Calchèra, sentii il rullo di un tamburo, la voce del mio tamburo che ormai, per la pioggia, aveva preso un tono basso, come roco. Guidato da quel suono e dallo strepito delle fucilate, sboccai in via Trevisi proprio dietro una barricata. Mio padre era là con sei o sette compagni, impegnati a sostenere l'attacco di una squadra nemica. Siccome si sentivano pochi, così, per impressionare gli assalitori e tenerli il più possibile lontani, egli batteva alla meglio il tamburo. Giungevo dunque in buon punto. Gli feci la sorpresa di togliergli in un colpo le bacchette di mano.

" Sei qui? bravo! Cominciavo a pensar male, sai ? E come va da quelle parti ? " mi disse tutto d'un fiato.

" Cose orribili; altro che a Torrelunga! Vi assicuro, babbo, che fino a domani i tedeschi non si muoveranno dal Castello. "

" Intanto mio padre aveva ripreso il fido fucile e andava sparando i suoi colpi, ed io, appoggiato a una botte, che mi riparava a maraviglia, facevo rullare il mio tamburo. Mi sentivo stanco, scorato, triste : battevo macchinalmente lo strumento, mentre il mio cervello andava fantasticando... Mi pareva che il mio tamburo avesse un'anima, che capisse tutto quanto accadeva lì intorno, e che, colla sua voce rauca, così parlasse:

" Tedeschi, andatevene, perchè ormai questo non è


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