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qualche arma o qualche oggetto perduto o gettato dai nemici; cosicchè si fece l'ingresso in città da veri trionfatori, carichi di trofei, accolti dai cittadini festanti. C'era chi recava in ispalla, oltre al proprio, un altro, due, tre altri fucili : chi aveva ad armacollo le candide buffetterie dei croati : chi s'era messo in capo il cappello d'un ufficiale e ne portava la sciabola a tracolla: chi veniva innanzi a passo grave, carico di pesanti cartucciere - io, in mancanza di meglio, m'ero messo sulle spalle una bisaccia da soldato e ad armacollo una borsetta di pelle da ufficiale, ricolme d'ogni ben di Dio : ma poi nè mio padre nè io non ci sentimmo di approfittarne : c'erano tanti, più poveri di noi, che innanzi al quartiere di S. Eufemia attendevano un tozzo di pane !

Mio padre, lieto, raggiante per il felice risultato della giornata, mi condusse poi a cena alla trattoria del Cavallino . " Mi, sono avanzati dodici carantàni della paga d'oggi: bisogna festeggiare la nostra vittoria! " mi disse. E con quei dodici soldi si fece una cena da principi.

Ho saputo in questa circostanza che il Comitato di difesa paga una lira e mezza al giorno ai cittadini che stanno sotto le armi e che non hanno mezzi propri. Anche a me spetterebbe forse ugual soldo, ma mio padre non ha voluto neppur sentirne parlare. " È un ragazzo, e batte il tamburo per divertimento " ha detto all'impiegato del Municipio: " non gli si deve dar niente, tanto più che la mia paga può benissimo bastare, per me e per lui. "

Per pagare i popolani armati il Comitato adopera le 130 mila lire rimaste nella cassa municipale e che i Tedeschi volevano farsi consegnare come acconto della multa imposta da Haynau. " Non sono troppe 130 mila lire per far la guerra all'Austria " va ripetendo mio padre: " Bisognerà che la spendano con parsimonia quella somma, altrimenti dovremo di nuovo piegar la


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