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stringe, dunque bisogna perseverare negli esercizi. In certi momenti mi cascano le braccia, mi dolgono i polsi, ho le dita intorpidite ; ma un po' di ginnastica e lavagioni fredde mi ridanno forza e lena, onde riprendo il mio rataplan, plan, plan con rinnovata energia. E quando sarò nella battaglia, e sentirò fischiarmi le palle intorno, non mi lascerò prendere dalla paura? Che S.Faustino, mio protettore, e Giovita, suo fratello, mi assistano allora!...

Domenica, 25, sera,

Che trionfo ebbi oggi! Non io, veramente, ma il mio caro tamburello.

Verso le tre, noi tamburini, si stava nel gran cortile del quartiere a tormentare la pelle dei nostri strumenti col solito rataplan, plan, plan , quando entrarono alcuni bei giovinotti, in abito di velluto, con cappello alla calabrese e una sciarpa tricolore ad armacollo, dalla quale pendeva la sciabola. " Sono i capi delle squadre " corse la voce: fra essi riconobbi subito Tito Speri alla corporatura robusta ed agile, al colorito bruno pallido e specialmente agli occhi : occhi neri, parlanti, fatti per comandare in battaglia.

" Qua, voi, tamburini! " chiamò lui, mettendosi in mezzo al cortile coi compagni. Gli fummo subito tutti innanzi in riga, in ordine di statura, ritti sul guarda voi . Il cuore mi batteva tanto che guai se fosse una la bacchetta d'un tamburo! Che rulli sfrenati si sarebbero sentiti! Caspita! Erano venuti a darci la prova quei comandanti: proprio come si fa alla scuola il giorno dell'esame.

" Che sai suonare tu ? " chiese Speri al capo riga, il più alto.

" Io so suonare questo e quest' altro " e disse su una quantità di suonate e di segnali.

" Vediamo, anzi sentiamo ".


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