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Perchè al mattino del 1 aprile alcuni Moravi, discesa la lunga scala di s. Urbano, incendiate le prossime case, invadevano un collegio di teneri adolescenti tenuto dal Guidi; e fracassato col calcio dei fucili il cranio della ottuagenaria sua madre, non pianti, non grida, non supplicazioni della sposa e dai fanciulli, valsero a rattenerli; e questa, in cento parti ferita, spaccato il mento, gettavano in sulla via, ed il più tenero degli alunni svenavano a lei dinanzi; altri seco ne trascinavano col precettore in cittadella; e il Cignoli ed il Rubini, due fanciulletti fuggiti a miracolo, cadevano fucilati ai piè della scala di s. Urbano, e sovr'essi il povero servo a quelle grida pietosamente accorso [1]. Poi nella misera casa dispogliamento ed esterminio.

Il sabbato di sera, buttatosi un branco di dragoni nella casa del Parolari in via Cantarane, ferito il giovane Luigi così infermo com'era d'epilessia, lo vi lasciavano per morto: raccolto dai parenti, vegliato in una cameretta, lo scuoprono i soldati il giorno appresso, e pigliatolo, pe' capelli, gittatolo dal letto, per poco nol finivano, se la madre con doni, lagrime, preghiere non ne arrestava le mani omicide. Dieci volte in poco d'ora potè salvarlo dai succedentisi nemici, finchè l'uno di questi con un colpo di grazia, sugli occhi della madre inorridita, ebbe tronchi gli spasimi di quel malvivo.

Nè più valsero le preghiere del povero Gabetti, mitissimo sacerdote, che già gridate le condizioni della resa, veggendo, ardere fuori di Torrelunga una sua casetta, chiesta ed ottenuta (come narrammo) dall'ufficiale della porta l'uscita, non appena varcata la soglia a grande sollecitudine richiamato, condotto in cittadella, fu passato per l'armi. Infranto il cranio

  1. CORRENTI, p. 69. - PORCELLI, p. 99.


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