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pessero in vani e perniciosi conati, dissolvitori delle forze cittadine. Improvvissarono tre Commissioni; la prima per le guardie nazionali, un'altra per la incetta dell'armi, una terza per la loro distribuzione [1]. E già da quel mattino, risoluto il popolo d'aversi nelle mani l'ospitale di s. Eufemia, sforzatene le porte, come torrente dilagò nell'ampie sale cercandovi l'armi nemiche, benchè non vi trovasse che pochi fucili.

Il Comitato delle difese, in permanente seduta, spediva messi per le campagne risvegliatori della insurrezione, ma non risposero alle speranze. Mandava il Borghetti e il Martinengo a Palazzolo pel trasporto dei fucili piemontesi destinati per noi; barricava le porte della città: Dio e il popolo , era il suo grido, e forse altro non era in quell'istante nè più nobile nè più santo, dacchè tutti ci avevano abbandonati.

" Suonato il mezzodì, una Commissione composta del medico militare e d'uno dei nostri, spalleggiata da guardie urbane, preceduta da una bianca insegna, discende da s. Urbano. Il medico tiene un piego suggellato: si corre a Palazzo. Da luogo eminente il Sangervasio protende la mano dimandando silenzio, e così volgesi a noi, con parole che fedelmente riporto: "

" Cittadini! il comandante del castello, da noi richiesto, sospende le ostilità per venire a patti. Noi rifiutando che si trattassero nella rocca, proponevamo la radice del colle siccome luogo ad ambe le parti più secaro. Ma il Leshke ci vuole in rocca, e dentro un'ora. Ove lo si nieghi, le ostilità ricominciano. Che, rispondete? ".

1. Commissione per la guardia nazionaie: dott. Pietro Buffali, ing. Camillo da Dominici, dottor Carlo Tibaldi. - Per l'acquisto delle armi: Vincenzo Grassi, Giovanni Micheloni, Zaccaria Premoli. - Distribuzione dell'armi stesse: Pietro Pedrali, Alessandro Usardi. - La residenza dei Comitati era fissata nel Teatro Grande.


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