29 (marzo)

Per meglio raffermare i nostri in queste disposizioni, il giovedì, all'imbrunire, avvenne cosa che da. prima poteva credersi e fu tenuta un attacco. Riuscì ad un corpo di dieci o dodici austriaci di sortire inosservati dal Castello e divisi, discendere esplorando, fin quasi a S. Urbano. Quantunque camminassero silenziosi e quasi carpone, una nostra sentinella, posta tra S. Urbano e casa Fracassi, scopertigli, scaricò contro di essi il fucile e diede l'allarme. Mentre preparavasi ad un secondo colpo, una palla nemica gli traforò il collare, dietro la nuca ma non lo fece desistere dal suo ufficio.

Tutti i nostri, in men che non si dica, furono ai posti e il movimento fu generale e ordinatissimo, massime per parte dei capi, che senza lasciare sprovveduti i luoghi ad essi affidati, soccorsero S. Urbano ov'erasi incominciato il fuoco. Credendolo un attacco formale tutti dirigevano i colpi verso l'erta in cui, per fitto buio, null'altro scorgevasi che il fuoco dell'armi. Alcuni, fra i più arditi, alla cui testa era un giovane di Palazzuolo, di forme colossali. salirono sull'altura che sta sopra le Consolazioni e di là., sprezzando il pericolo, con accenti minacciosi e colpi di fucile invitarono il nemico a farsi avanti. Il fuoco, durato oltre mezzora, cessò per parte degli austriaci; poscia, per comando dei capi, anche il nostro cessò; e sulla relazione di qualche coraggioso, che s'inoltrò per l'erta, verso il Castello, e disse il nemico essere al tutto scomparso, ognuno tornò al suo posto.


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