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giorno e il dì appresso s'incalzarono gli fecero uscir di mente forse troppe altre cose. Anche al general Alfonso La Marmora, che colla sua divisione era disceso a Parma, due volte capitarono messi di Brescia per averne consigli ed ajuti. A Torino poi, ove fino al 26 marzo si stette in agonia di aspettazione anche per le novelle del campo, i fatti di Brescia non si seppero che di straforo, e tardi. Un primo rumor vago, come di presentimento, ne corse il 26; il 27 giunsero lettere per la via di Parma, che narravano la sommossa del 23. Il giorno appresso un ufficiale lombardo ne dava avviso al nuovo Re, il quale subito ne scrisse al campo. Alcuni membri della Commissìone insurrezionale accompagnarono il messaggiere. Il Chzarnowsky se ne mostrò nuovo, e il generale Alessandro La Marmora ne fu commosso alle lagrime: onde si potè argomentare che non era più da mettere speranza alcuna nelle armi. Protestò allora la Commissione ai Ministri perchè s'interponessero colle pratiche e co' preghi a salvare dall'estrema ruina la fortissima città: e n'ebbe parole e promesse che poi non si videro seguite da alcun effetto.

Ma forse allora già troppo si era tardato; colpa le tenaci speranze e le incertezze che, tennero per quasi dieci giorni sospesi gli


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