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suburbano dove la notte prima avea veduto, stando pur tuttavia in città, ardere poco fuori dalle mura una sua casetta, nella quale avea la madre. Alla porta chiese dell'uffiziale, e, chiaritolo del pietoso motivo che lo faceva andare, n'ebbe l'assenso. Ma non aveva fatto cento passi, che a gran tempesta fu richiamato, inseguito, preso, e mandato all'Haynau in castello; dove, il dì appresso, come prete e come patriota, venne fucilato.

Uguale, anzi più onorato martirio chiuse la vita dì Pietro Venturini, uomo di legge assai popolare tra i Bresciani: il quale, trascinato, grave come era per l'età e per la podagra, in castello, ed ivi pressato con minaccie a giurare la bandiera imperiale, si rizzò fieramente in mezzo alle bajonette puntategli sul cuore, e imprecando ai nemici d'Italia, e mandando un saluto d'amore alla patria ed alla libertà, chiese ed ottenne di morire.

Ma a noi medesimi dispiaceremmo, se per crescere odio e ribrezzo avessimo a rimestare troppo a lungo codeste atrocità austriache, delle quali veramente non può gloriarsi l'Italia, dovendosene vergognare il genere umano: e tanto più che, delle dieci, nove forse non hanno lasciato testimonio vivente che le narri, o memoria che ne rimor


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