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avvisi certezza che volevano mettergli le mani addosso, dovette trafugarsi fuor di città. Rimasero i due suoi colleghi, i quali con bandi e con messi sollecitarono i bottegaj a riaprire i loro fondachi, mostrando loro come quella clausura irritasse il nemico e offrisse pretesto d'usar violenza. Ma più di questi conforti valse il pensiero d'assoldare sentinelle e postarle guardia delle botteghe: frenando così colla religione della disciplina quelle orde ubriache di sangue.

Intanto alla tumultuaria carneficina succedeva, nuovo argomento di terrore, la carneficina ordinata. Svanerai e Siccardi, bracchi di polizia, appena liberati dalle carceri, ove il popolo aveva loro perdonato la vita, entrarono in caccia; e quanti fossero in voce o di più caldi amatori della patria, o di più intrepidi al fuoco, venivano fiutati, cercati, e, se per loro mala ventura presi, erano nel giro di poche ore tratti in castello o nelle caserme, bastonati, martoriati, e infine fucilati e buttati nelle fosse o sotto i bastioni, ove più giorni se ne videro, quasi per orribile pompa, i cadaveri insepolti. Mal si potrebbe dire quanti a questo modo mancassero: ma la fama li reca presso a un centinajo, infine, tre giorni dopo, il Tenente Maresciallo promise, e gli parve clemenza, che da quel dì in avanti nessuno


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