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lite cadevano in mezzo alle schiere bresciane, a cui allora parvero misericordiose le bombe. E soprattutto piacevansi i cannibali imperiali nelle convulsioni atrocissime dei morti per arsura; onde, ìmmolati i prigioni con acqua ragia, li incendiavano; e spesso obbligavano le donne de' martoriati ad assistere a siffatta festa: ovvero, per pigliarsi gioco del nobile sangue bresciano sì ribollente alle magnanime ire, legati strettamente gli uomini davanti agli occhi loro vituperavano e scannavano le mogli ed i figliuoli. E alcuna volta (Dio ci perdoni se serbiamo memoria dell'orribil fatto) si sforzarono di far inghiottire ai malvivi le sbranate viscere dei loro diletti. Di che molti morirono d"angoscia, e più assai impazzirono.

Ma nè per questo davasi vinto il popolo: e sebbene il Comitato di difesa, fatto ormai chiaro che più di 15 migliaja di soldati si difilavano sopra Brescia e che ogni resistenza era vana, avesse rimesso i suoi poteri al Municipio, e già la bandiera bianca (e fu in sulle dieci ore del mattino) si vedesse inalberata in sulla loggia del Comune, la moltitudine, sitibonda di morte e di vendetta, e non sapendo ancora disperare di sè nè del Piemonte, volle rizzato) di nuovo il vessillo rosso, segnale di guerra disperata. E come


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