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numeroso di quello che Nugent e Haynau le potessero guidare addosso.

Questo giorno 30 capitarono da Crema e da Lodi lettere, le quali recavano essersi, dopo le due infelici battaglie di Mortara e Novara, combattuto di nuovo il 26 sulla Sesia coll'ultimo esterminio dell'intiera vanguardia austriaca: avere il maresciallo toccata tale una rotta da dover d'un tratto, come Melas dopo la giornata di Marengo, cedere tutta la Lombardia. I corrispondenti, uomini autorevoli e credibili, allegavano in prova di quelle notizie essere venuti in gran diligenza ordini che i prigionieri fatti sui Piemontesi a Mortara, e sino dal 22 avviati per Pavia e Cremona verso Mantova, retrocedessero per essere restituiti al vincitore, e averne essi già veduti gli effetti; che in verità i prigionieri tornavano; aver letto coi loro occhi medesimi il bando stampato dal generale Chzarnowski ove celebrava le vittorie italiane e l'armistizio vendicatore delle vergogne di Vigevano e di Novara. Anzi di questo armistizio fu mandata copia a Brescia. Numerava sei articoli, che in sostanza portavano, doversi l'Austriaco ritirare oltre l'Adige, sgombrando le provincie lombarde e le fortezze del Mincio, e serbando rispetto alle vite ed alle proprietà delle popolazioni, frammezzo alle quali gli


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