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stessa, senza pur un cenno che la confortasse, non sapeva ancora risolversi a temere, o a dubitare.

Ben la mattina del 29 alcuni esploratori i quali erano stati mandati a Milano con lettere pel console di Francia, portarono una copia dell'armistizio di Novara. Ma l'enormezza veramente incredibile del fatto, e l'amore che i Bresciani avevano posto vivissimo nei Piemontesi, non lasciava credere la funesta novella, a cui toglieva fede anche il difetto degli inviati, che avuto a Gorgonzola l'infelice bollettino, senza curarsi d'altro, e senza toccar Milano, mezzo smarriti se ne erano tornati a Brescia. Intanto giungevano lettere e messaggi da varie parti, recando della guerra novelle lietissime, ma con molta varietà di circostanze. In due cose però tutte le lettere cadevano d'accordo: che, cioè, Carlo Alberto, dopo essere calato a patti cogli Austriaci, avesse abbandonato la corona e la patria; e che Radetzky, spintosi a fidanza nel cuor del Piemonte, vi fosse stato combattuto e vinto dal Chzarnowski. Onde il Comitato di pubblica difesa, temendo che le contraddicenti novelle fornissero materia a dispute oziose e a gelosie di partito, diè fuori un bando che acclamava a Chzarnowski salvatore e dittatore d'Italia, e confortava i Bresciani a


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