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i cavalli tedeschi si mossero per pigliare altra via: ma i due prigioni ch'erano in mezzo ad essi, afferrando le briglie le staffe tentarono d'impedir la mossa; percossi, feriti, atterrati, non ristettero dall'offendere; e l'uno d'essi, avvinghiata la gamba deretana del cavallo dell'ufficiale che guidava il drappello, e cavato un pugnale, si tirò addosso col cavallo il cavaliere, e prima di rendere l'estremo fiato lo trafisse.

Fra morti, feriti e prigionieri, i Bresciani perdettero in questo memorabile giorno quasi cento uomini; ma più che doppia fu la perdita del nemico, e cinque de' suoi ufficiali rimasero per un dì intiero insepolti sul campo di battaglia. Di altri tre ufficiali furono recate in trofeo per tutta Brescia le vestimenta e le insegne, colla spada di un capitano presa dai nostri. Il generale Nugent, ferito a morte, mandava per soccorsi ad Haynau, che reggeva il blocco di Venezia, e al Maresciallo Radetzky che già ritornava vittorioso dal Ticino. Così, mentre nella mal vinta Novara il poderoso esercito piemontese, alle cui mani allora erano raccomandati i destini non che d'Italia, di tutta quanta l'europea civiltà, come fosse spaventato dalla grandezza della sua missione, cedeva al dubbio vincitore le armi..., Brescia, da cinque giorni abbandonata a sè


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