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guerra ed all'Italia, e rincalzando con terra e con altri argomenti le trinciere: ma i più animosi uscirono fuori ad ingrossare le file dei combattenti che s'erano appostati nelle case di S. Francesco di Paola, e su pei Ronchi sovrastanti, d'onde con un vivissimo moschettare impedirono agli Imperiali di procedere più oltre: benché poi il fulminare incessante di due cannoni puntati contro il villaggio, e la difficoltà di guardar con gente inesperta una lunga ed aperta linea dalle notturne insidie, consigliassero verso sera i nostri a ridursi dentro le mura.

Cotal fine ebbe il giorno 26 marzo, in cui il popolo fu in sull'armi dall'alba alla sera. E chi si conosca alcun poco di faccende guerresche, dirà che fu maravigliosa la difesa di pochi bersaglieri improvvisati contro dieci compagnie elettissime di fanti, ottimamente comandate e sostenute dalle artiglierie: tanto più se si pensa che quegli strenuissimi cittadini combattevano per la prima volta, all'aperto, sentendosi alle spalle il castello, e potendo ad ogni tratto ragionevolmente temere d'essere presi in mezzo dai nemici. Ond'è che il Comitato di pubblica difesa a ragione nel suo ordine del giorno si gloriò del coraggio bresciano, che veramente si era mostrato quel giorno, come dissero i duumviri con popolar efficacia, a prova di bomba .


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