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La città tutta, desta in sussulto, corse animosamente alle armi: gli incendi che qua e là scoppiavano furono spenti in poco d'ora; gli uomini armati traevano a furia verso il castello a bersagliarvi i cannonieri austriaci; i fanciulli correvano alle campane, e rispondevano ai cannoni martellando a stormo; le donne e gli inermi s'affaccendavano ad asserragliare le vie: e già le bande dei disertori annidate sui Ronchi scendevano a battere le strade, a minar ponti, a rizzar barricate. Grandissimo era nei popolani il furore, ma più grande la fede: cosicchè quella scena di notturna battaglia aveva quasi aspetto d'una festa lungamente desiderata e promessa.

Il dì vegnente in sul crepuscolo il Lehske, vistosi stretto da ogni parte, perchè le compagnie del Boifava tenevano i monti e si stendevano ai sobborghi, e le scolte popolane già impedivangli dal lato della città di fornirsi di acqua, di cui sul colle pativasi difetto grande, temendo di non poter tenere lungamente, mandò fuori alcuni gendarmi, due dei quali, sguisciati tra le sentinelle dei disertori che battevano le campagne, volarono a Mantova a chiedervi soccorsi. Intanto teneva a bada i Bresciani, ora minacciando di nuovo le bombe, ora promettendo di sospendere le ostilità. Dal


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