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sulle pietre e sui mattoni che si fossero trovati altrove che nei fondachi dei venditori, o in sull'opera dei manovali; richiamavano i disertori, che era quanto dire tutta la gioventù profuga oltre il Ticino o sui monti, minacciando di trascinare al servizio militare i parenti di coloro che non rispondessero all'appello; reprimevano peggio che con parole una scaramuccia infantile, animoso simulacro di guerra; giungevano fino alla stoltizia di comandare la gioja, e di obbligare i cittadini a mostrarsi frequenti ai teatri. Nè contenti a queste prepotenze pedantesche, presto si misero in sul truffare ed insidiare; e sitibondi d'oro fabbricavano larve di congiure e assoldavano sicarii e spie per ripescare multe e confische. Fra gli iniqui fatti fu iniquissimo il sequestro di molti arredi militari di cui già il Municipio avea dato nota al comandante austriaco, e che nondimeno gli valsero pretesto per taglieggiare la città d'un mezzo milione di lire; e più ancora la cattura di tutti i membri del Municipio, che nobilmente avean resistito e durato sotto sì grossa procella. Ma le minaccie, le angherie e le estorsioni non piegavano gli animi invitti, e fissi nell'avvenire; e lusinghe e terrore non valsero a fare che la Congregazione della Provincia mandasse a Vienna, come ne avea comando, a


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