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il comando di Camozzi e di Narducci, respinsero a fucilate il nemico, che alle due e mezzo battè in ritirata. Il mattino seppe il Camozzi la capitolazione di Brescia, e seppe che alcuni de' suoi avevano visto a sfilare verso la città, nella notte, più di duemila altri uomini e dell'artiglieria. Retrocedette allora lentamente, e poichè vide ormai impossibile alcun fatto utile veramente e glorioso, disciolse la sua gente e si congedò da loro.

Anche quel soccorso era stato vano a Brescia, ed ella si trovava in mano a' suoi nemici incapaci di rispettare negli altri il valore, resi anzi più crudeli quanto maggiore fu il coraggio dei cittadini. Continuarono per piú giorni le fucilazioni; e si conta che fra queste e gli stermini arbitrari sien morti più di 500 persone, mentre cento sole perivano sulle barricate. È nuovo nella storia un decreto del generale D'Appel, succeduto a Haynau. Il decreto è in data 5 aprile, e vi è detto che da quel giorno innanzi non si sarebbero più fucilate che persone condannate per regolare processo.

Povero popolo bresciano! Hai pur scontato ad usura il tuo eroismo! Per un tal risultato i tuoi forti han combattuto, e se erano feriti continuavano intrepidi appena il potessero, o se impotenti, volevano rimanere sul luogo, esposti al nemico, onde eccitare gli altri delle loro grida e della loro presenza! E le donne pure giravano sotto le palle e la mitraglia nemica a dare munizioni e coraggio. Una madre chiuse la casa ai suoi figli, che ritornavano stanchi dal combattimento, e disse loro che non avrebbe aperto sinchè Brescia non fosse affatto libera.

A che valse tanto ardire, a che valse persino la glo-


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