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capi regolari. Il generale accondiscese al cambio proposto, e conchiuse che il Municipio eseguisse dal canto suo i patti convenuti, egli il generale avrebbe pensato a ridurre a soggezione i pochi che volessero combattere dopo la capitolazione; era quanto dire che per gli altri eran salve le proprietà e le vite. Il Municipio fece conoscere le condizioni imposte e la sua determinazione di sottomettersi. In quel trambusto alcune spie, già prima arrestate dal popolo, si evasero. Il loro delitto era certo, e il popolo le aveva consegnate al Comitato di difesa solo per rispetto alle forme della giustizia. Il Comitato aveva già nominata una Commissione detta del giudizio statario, che procedesse contro di loro. Ma pel rapido succedersi degli avvenimenti, la Commissione non aveva potuto condurre a fine la loro procedura. Talchè, quando quelle spie furono libere, alcuni del popolo vollero farne vendetta, e ne uccisero quattro nelle strade. Del resto il maggior numero dei cittadini s'arrese alla volontà del Municipio e si preparò a sottomettersi. Ad un'ora la porta San Giovanni e le caserme furono occupate dai soldati, che non vi incontrarono resistenza, e alla stessa ora il fuoco era per la maggior parte cessato; solo qualche rara fucilata partiva dai più ostinati.

La truppa, in luogo di servire contro quei pochi com'era la promessa, si abbandonò ad ogni atrocità. Entrò nelle case daddove a grande distanza non era partito alcun colpo, fece bottino di quanto vi trovava, ed uccise a capriccio sì gli abitanti delle case, come quelli che incontrava per le strade disarmati. Un branco di quei feroci entrò nel collegio Guidi, vi uccise otto allievi e avrebbe morti anche gli altri se non fosse stata l'eccezionale umanità d'un loro ufficiale. Haynau pubblicò


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