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tinuavano gli apparecchi della difesa; ma bentosto si seppe l'avvicinarsi di Nugent, ed il giorno 26 il Comitato spedì incontro al generale un medico militare, che richiedesse al generale quali fossero le sue intenzioni. Nugent lo licenziò con strapazzi, e disse che se Brescia aveva alcuna cosa a comunicare, gli mandasse una Commissione di cittadini.

Al ritorno del messaggio si elesse e si mandò la Commissione, a cui Nugent intimò per tutta risposta, che Brescia distruggesse le barricate, deponesse le armi e si rendesse a discrezione. Fatte conoscere queste proposte al popolo, desso si mise a gridare furiosamente, che, piuttosto d'arrendersi a tali condizioni, preferiva di seppellirsi sotto le rovine della città. Il Comitato di difesa mandò al generale una nota, in cui gli si annunciava la determinazione del popolo; nota che poi fu stampata ed affissa in Brescia. Lo stesso Comitato provvide tosto anche alla difesa esterna, e decretò che si minassero i ponti e si tagliassero le strade minacciate dal nemico. Sorgevano nello stesso tempo le predisposte barricate interne, ed eran costrutte in tal modo, che, se il nemico s'impadroniva d'alcuna, non poteva servirsene a proprio schermo o ad offesa dei cittadini. Quelle barricate non erano foltissime, non facevano inutile ingombro, ma erano più che non bastasse in una città, dove il popolo faceva barricate col suo petto.

Lo stesso giorno 26 l'avvocato Saleri, pur sempre ammalato, diede la sua dimissione, e da numeroso Consiglio si nominò a dirigente del Municipio il signor Sangervasio, e fu riconfermato ne` suoi poteri il Comitato di difesa. Regnava un mirabile accordo fra l'una e l'altra autorità, e fra queste due ed i combattenti; un solo sentimento animava tutta Brescia. Quel nobile senti-


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