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curezza. Allora il capo-medico si offerse spontaneamente a presentarsi al comandante del castello per indurlo a desistere dal bombardamento, onde non esacerbare il popolo, d'altronde già troppo inasprito.

Andò, e ne riportò in risposta che il bombardamento cesserebbe, nè sarebbe ripreso, purchè il Municipio continuasse ad aver cura degli ammalati, e mandasse giornalmente al comandante del castello un rapporto dei medici militari sullo stato degli infermi. Allora non si poteva sapere in Brescia dal comandante qual fosse l'esito della guerra sul Ticino, poichè la nostra causa fu tradita in quel giorno appunto sulle pianure di Novara. D'onde tale mitezza del comandante, accresciuta dal trovarsi egli senza rinforzi. Avea però mandato in quel frattempo ad avvertire il comando generale in Verona della ribellione scoppiata in Brescia, e del bisogno di nuove truppe. Due gendarmi, usciti furtivamente dalle porte di Soccorso, portarono il messaggio, e tosto Nugent con una forza di 1,000 uomini e due pezzi di cannone, raccolta parte a Verona e parte a Mantova, si avanzò dalla parte di Montechiari per Castenedolo fino a Rezzato, ed ivi diresse le truppe in due colonne, l'una verso le colline di Cajunvico, e l'altra sulla strada postale. Il giorno 25 attaccarono sulle colline i disertori e gli altri insorti, i quali, soprafatti dal numero, si ritirarono verso la borgata di Sant'Eufemia a tre miglia di Brescia, ed ivi rafforzati, attaccarono un vivo fuoco colla colonna austriaca, che stava sullo stradale. Durò la fucilata sino ad un'ora di notte: i nostri ripiegarono, e gli Austriaci, entrati nel comune di Sant'Eufemia, vi presero diciotto ostaggi, e saccheggiarono Sant'Eufernia superiore.

In Brescia il cannone nemico taceva e i cittadini con-


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