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che si stavano agitando in Italia, e specialmente in Piemonte, onde i Bresciani non pronunciasssero che un solo grido: fuori lo straniero, viva l'indipendenza . Ormai però agli eventi politici fu tolto il velo del dubbio, e la verità luminosa risplende. Non potendo perciò aver luogo questione in argomento, la cognizione dei fatti politici non può dividere i cuori di chi combatte per l'indipendenza.

Pienamente persuaso il Comitato di questa massima, proclama senza esitare:

Carlo Alberto è traditore.

Viva il generale Chrzanowski, liberatore d'Italia. Varie lettere dal Piemonte, alcuni dispacci del nemico intercettati, l'inoltro dell'esercito austriaco fino nel cuor del Piemonte, ed altre influenti ragioni che sarebbe troppo lungo l'esporre, facevano noto al Comitato il tradimento di Carlo Alberto; ma conoscendo, d'altra parte, per sicura fonte quanto prode e leale fosse Chrzanowski, comandante in capo dell'esercito piemontese, sperava da lui la salvezza della patria; ed egli infatti l'ha salva.

Oggi, dissi, il tradimento del re non è più questione, è un fatto.

Costretto dalla nazione piemontese a far la guerra sotto la direzione di Chrzanowski, con minaccia di levargli la corona in caso di rifiuto, si metteva d'accordo con Radetzky per abbattere i comuni loro nemici, i liberali. - Conosciuto questo accordo infernale dalla stessa nazione piemontese, e udendosi dovunque chiamar traditore quando la brigata Savoia da lui guidata, insieme ad un distaccamento austriaco, saccheggiava Novara, abdicava il trono, che vedeva perduto, al duca di Savoia. Questi, che era suo figlio,


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