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forzi. Si aggiungeva che il Comitato di pubblica difesa avea creduto che il Municipio il quale pure faceva parte della Commissione che lo avea creato, avesse voluto con tale istituzione liberarsi da ogni qualsiasi responsabilità, addossandola tutta al Comitato stesso; che le persone componenti questo Comitato eransi perciò determinate di gettar il guanto all'Austriaco e seguire così i destini della città che era già oltremodo compromessa, e che la sola responsabilità che avrebbero temuta sarebbe stata in faccia alla nazione ove non avessero fatti tutti gli sforzi possibili per salvarla dalla rabbia del nemico, il quale aveva già minacciato l'esterminio di quelle città che avessero inalberata la bandiera della rivoluzione. Manifestati così i propri sentimenti, il Comitato conchiudeva che ove si volesse impedirgli di agire come meglio credesse per la difesa della città, si sarebbe tosto disciolto, non volendo avere a suo carico la responsabilità in faccia alla nazione, mentre il Municipio voleva comprometterla colla debolezza.

In mezzo a questa disparità d'opinioni eranvi però taluni appartenenti al Municipio i quali, rattemprando coi modi più gentili l'ardor giovanile e l'impetuoso entusiasmo delle persone componenti il Comitato, le indussero a sospendere la pubblicazione di qualche proclama insurrezionale che era già steso, finchè colle persuasive avessero indotto il corpo Municipale a convenire nelle misure da loro adottate, e così avevano se non messo l'accordo fra i due uffici, indotto il Comitato a conservarsi in posto.

Nello stesso giorno 25 però veniva pubblicato il seguente:


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