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reno come luogo di deposito delle armi, ed aperto l'uscio con violenza, tutti accorrevano in quella stanza e facevano a gara per impadronirsi di un fucile. Ve n'erano Però soltanto dai quaranta ai cinquanta, per cui la maggior parte, dopo avere invano perlustrate tutte le altre sale, dovette uscirne delusa nella speranza con tanto calore nutrita, mentre quelli che avevano potuto impadronirsi di uno stutzen o di un fucile qualunque, con tutta l'espansione della gioia lo portavano come in trionfo. In un piccolo stanzino attiguo alla porta giaceva un militare italiano mortalmente ferito, ed i suoi compagni esposero che era stato colpito mentre erasi presentato alla finestra per far conoscere che erano disposti ad aprire la porta, appena fossero cessate le violenze contro la stessa. È impossibile che in simili eventi non succeda qualche disordine. Quella però fa l'unica vittima che soggiacque in quel fatto. - Gli altri due spedali di San Luca e San Gaetano non opposero resistenza, ma ben poche armi si trovarono anche in que' luoghi.

Nella precedente notte l'avvocato Saleri, ritornando dal Municipio a casa sua, cadeva a terra, e ne riportava una contusione che lo teneva obbligato a letto, per cui eleggeva come a suo sostituto nella dirigenza il cittadino Sangervasio. Nessuna misura però erasi ancora adottata dal Municipio per la difesa della città, occupandosi soltanto dell'ordine interno e nel cercare di placare la collera del comandante del castello, che continuava nelle sue minacce. Erano stati eletti per dirigere la guardia cittadina il dottor Pietro Buffali e Carlo Tibaldi, giovani per capacità, per entusiasmo patriottico e per coraggio adattatissimi; ma le instituite guardie cittadine, oltre all'essere in piccol numero, erano anche


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