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Il giorno 16 marzo 1849 le truppe imperiali partivano da Brescia per concentrarsi verso il Piemonte, lasciandovi a guarnigione in castello cinquecento uomini, oltre sessanta gendarmi che tenevano quartiere a Sant'Urbano, posto alle falde del castello, con forte deposito al palazzo del Broletto, ove si trovavano riuniti gli uffici della Delegazione, del Tribunale colla cassa pupillare e della Polizia. Negli spedali militari di San Luca, Sant-Eufemia e San Gaetano trovavansi in complesso da settecento in ottocento ammalati. Il comandante di piazza restava nel suo solito locale in città. Il Municipio era senza podestà, perchè il cittadino Averoldi, che occupava tal posto, era fuggito da Brescia qualche mese prima, per scansare l'arresto ordinato da Haynau in conseguenza della scoperta di un magazzeno di vestimenti militari appartenenti al cessato Governo Provvisorio, e che non eransi offerti alla voracità del generale austriaco. In sua assenza dirigeva il Municipio il signor Giovanni Zambelli, ed a lui e al corpo municipale il generale d'Appel, nel dipartirsi da Brescia colla truppa, affidava il buon ordine della città col servizio della sola gendarmeria. In vista di ciò il Zambelli con un proclama esortava i cittadini alla quiete, facendo conoscere che in caso diverso la guarnigione del castello, che diceva imponente, avrebbe bombardatola città. La maggior parte dei cittadini era di parere che si dovesse procrastinare la rivoluzione a momento più opportuno, che per gli Albertisti sarebbe stato quello in cui l'esercito piemontese avesse riportato sugli imperiali qualche rilevante successo, mentre i repubblicani attendevano che, dopo l'occupazione per parte degli Austriaci del Piemonte, restando a tutti palese il tradimento dei re, generale scoppiasse l'insurrezione


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