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ficoltà la guardia nazionale potè indurlo ad abbandonare questo progetto disperato; ed era poi tanto il timore nel partito aristocratico per quel fanatismo popolare, che dirigendosi in quei giorni verso Brescia un migliaio di volontari toscani provenienti dal Tirolo, villanamente negava loro l'ingresso in città, spaventato dall'idea che per quel soccorso più fiero si ridestasse nel popolo il pensiero della resistenza. Quel rifiuto d'asilo agli eroi di Curtatone e Montanara sarebbe un monumento perpetuo d'ingratitudine per la città di Brescia, se una città si dovesse tener responsale delle azioni di pochi uomini ignoranti o maligni.

II.

Ritornata Brescia sotto il regime austriaco, o per dir meglio sotto la licenza militare, gli aristocratici ed i goghi cercavano di ammansare quelle belve feroci colle blandizie e coll'obbedienza; ma il popolo fremeva e dava a conoscere che non aspettava che il momento propizio per insorgere più terribile. Anche nel punto di vista politico il popolo era ormai più ragionevole ed illuminato dei cessati reggitori di Brescia e dei dottrinari del partito moderato tanto esteso per sua sventura in detta città, giacchè, mentre costoro trovavansi ancora acciecati dal fascino in cui, li aveva tratti Carlo Alberto, esso aveva conosciuto che senza il di lui tradimento gli Austriaci non avrebbero rioccupata la Lombardia., e non pronunciava mai il di lui nome senza unirvi la taccia di traditore.

Le vessazioni e le atrocità commesse dagli Haynau e dagli Appel durante l'inverno fecero sì che anche gli aristocratici s'accorgessero che non v'era più transa


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