Ecco come Lucio Fiorentini, testimone e insieme protagonista combattente, tenta di fornire una valutazione globale dei morti e dei danni...
I brani sono tolti dalle pagine di "LE DIECI GIORNATE DI BRESCIA DEL 1849, reminiscenze di Lucio Fiorentini", f.lli Bocca editori, 1889.


pag. 73 e 74:
... "E questa tregenda potrebbe avere un lungo seguito per fatti noti, mentre i più non hanno lasciato di sè memoria o testimonio vivente che li narri, chè molti cittadini, dopo la stipulata resa, anzi intiere famiglie scomparvero, senza che se ne trovasse mai traccia, e molti cadaveri d'ignoti, che al volto ed agli abiti erano di nostri, ebbero tarda sepoltura, in fosse nelle quali furono insieme ed alla rinfusa gettate e membra informi e corpi violati ed ossa semiarse, cui non potè dar nome la pietà della patria."

Da pag. 177 (cap XV - Vittime e danni).
"Importerebbe ora per meglio figurarsi le proporzioni del moto, il presentarlo in qualche cifra, che lo riassumesse con aspetto statistico ne' suoi principali elementi, delle vittime e dei danni recati.
Ma in proposito, ciò che sarebbe desiderabile, non può facilmente conseguirsi.
Per i morti, - giacchè come fu visto, di molti non rimase traccia, di non pochi restarono solo membra informi, altri furono seppelliti alla rinfusa o dalla pietà dei famigliari o dai soldati, all'insaputa dei cittadini e dell'autorità civica.
Nell'appendice, quale tributo alla loro memoria, faremo luogo all'elenco dei morti che si poterono riconoscere, - intanto qui riportiamo che il loro numero somma a 172, cui vanno aggiunti 17 morti trovati in parrocchia di S. Maria Calchera non riconosciuti, tre mutilati pure irreconoscibili, rinvenuti nell'orto del dazio di Porta Torrelunga, i corpi di 20 bergamaschi appartenenti alla legione Camozzi, che giacevano nella casa Caldera e vicinanze, ed altri 16 individui della stessa legione, compresi 5 bresciani, condotti e fucilati in Castello, ed ancora vanno numerati altri 29 morti nei combattimenti del 30, 31 marzo e 1° aprile, raccolti e seppelliti nella fossa della città tra Porta Torrelunga e il casino della Polveriera. Il primo aprile del 1861, vennero disumati a cura del Municipio gli informi avanzi di altri quarantaquattro uccisi che giacevano qua e colà, e con solenne pompa funebre di autorità e di popolo, trasferiti e sepolti nel Campo Santo. Altri resti di cadaveri furono rinvenuti nei successivi anni 1877, 78, 79 80, e sempre con solenne cerimonia civica, trasportati nella patria necropoli. - Raccolte tutte queste vittime avremmo, a deplorare il numero di oltre 300, dei nostri uccisi.
Ma ove si raddoppi questo numero, non si giungerebbe ancora alla cifra ragionevolmente presumibile delle nostre perdite, che vuolsi sia stata non inferiore a quella di un migliaio di vittime."
pag. 83-85:
... Gli austriaci ebbero a soffrire assai maggiori perdite, in confronto alle nostre.
Da un rapporto della I. R. Delegazione di Brescia si rileva, che il numero dei morti da parte loro sarebbe stato di 1504, di cui 36 ufficiali fra i quali 3 capitani, un tenente colonnello ed il generale Nugent, che chiamò cavallerescamente nel suo testamento legataria la città di Brescia, vuolsi in omaggio alla sua virtù guerresca.
Un cippo marmoreo nel monumentale Campo-Santo di Brescia, copre le sue ceneri, in esso stanno incise le parole: oltre il rogo non vive ira nemica .
Il danno materiale arrecato ai fabbricati dal combattimento e dagli incendi in città e sui Ronchi, sfugge ad una precisa valutazione, che però si vuole possa avvicinarsi ai 10 milioni.
Sulla città piovvero oltre a 927 bombe e 5000 palle di cannone e racchette, cui fecero eco 11.000 archibugiate, - ed i saccheggi per tre giorni accrebbero in proporzione non estimabile, i danni prodotti da tanti proiettili.

Brescia cadeva dopo 10 giorni di fieri combattimenti, sostenuti da non più di due o tre mila cittadini armati di fucile, contro una rocca che, imprendibile, dall'alto la dominava, ed un esercito regolare dei più agguerriti d'Europa, sempre più numeroso di giorno in giorno, tanto che all'ultimo erasi ingrossato fino a contare ben 20.000 uomini.
Ora, ove si rifletta che fu una lotta d'insurrezione popolare, ben diversa quindi dalle guerre che si combattono in aperta campagna fra eserciti regolari, si troverà enorme la cifra dei morti, specialmente della parte degli austriaci, parte assalitrice, ed ebbe ragione l'Haynau di chiamarla nel suo rapporto una lotta ostinata, micidiale e disperata, e tale che egli non avrebbe giammai creduto che potesse essere sostenuta con tanta perseveranza. Noi diremo alla nostra volta e soltanto, che fu lotta per Brescia gloriosissima.


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