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Ma ritornando al tempio attuale, il bresciano Tommaso Sandrini, che è quanto dire uno de’ più insigni prospettici del secolo XVII, ne copersele ampie volto co’ suoi capolavori, per modo che dall'alte cornici che le sostengono giuri elevarsi ed atrii, e logge, e sfondi interminati d'aeree colonne, che è un incantesimo. Non istà nel vero; e sia: ma noi facciam plauso a un non so che di fantastico e imaginoso, cui sommetteva il Sandrini a tutto il rigore la severità indeclinabile della prospettiva, ed a quell’ardue leggi dell’ombre e della luce, ch’esso giocava con un’arte tutta sua, traendone accidenti ed effetti maravigliosi.

Giammauro della Rovere, chiamato il Fiammenghino, dipinse gli affreschi. L’un d’essi però co’ SS. Pietro, Paolo e Domenico è di Francesco Giugno.

Grazio Cossali figurò nella gran tela sulla porta maggiore quaranta pellegrini liberati dal naufragio del Rodano e la cattolica vittoria ottenuta per intercessione del santo titolare nell’assedio di Tolosa.

La chiesa fu chiusa già da molti anni per essere adattata ad uso di infermerie e non andrà molto che della grandiosa fabbrica del Bagnadore e delle bizzarre prospettive del Sandrini non si avrà più ricordo.

La Pietà, ovvero la Spezieria dell’Ospitale.

Povera Pietà! Sì bella chiesa, elegante e palladíana idea del Bagnadore, vederla buttata a terra nel secol nostro, e infranti a colpi di martello gli affreschi con-




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